Dalmazio Ambrosioni, Giornale del Popolo, Cultura, novembre 2013

 

  

Paolo Grassi che dipinge il mondo con i numeri e le infinite variazioni

 

È assodato che esiste un rapporto tra arte e matematica, sia dal punto di vista teorico che espressivo.

Piergiorgio Odifreddi, scienziato di raro eclettismo culturale, scrive: «Chiedere ad un matematico di commentare dei quadri è come chiedere a un pittore di dipingere dei numeri: un evento a prima vista piuttosto improbabile, che a uno sguardo approfondito risulta però possibile...

 

Le attività del matematico e dell’artista non sono poi così diverse». La riprova eccola qua con l’opera di Paolo Grassi, locarnese, 54 anni, che da anni si esprime con i numeri, solo numeri, come si può verificare nell’ampia personale in corso al Centro Triangolo di Locarno.

 

Un’ottantina di opere sintetizzano una lunga ricerca attraverso la grafica, l’architettura e le arti figurative (pittura, grafica e scultura) fondata solo sui numeri: dipinti su tela e velluto, incisioni su plexiglass, sculture in bronzo e ferro di piccole medie e grandi dimensioni.

 

Questa ricerca espressiva attraverso i generi e nei vari materiali, tradizionali e tecnologici, risponde all’esigenza, tipica dell’arte, di indagare il mondo delle cose e delle situazioni ma anche e soprattutto quello interiore con la consistenza, la portata simbolica, la qualità, l’intreccio e lo sviluppo dei numeri.

 

Del resto Paolo Grassi è in ottima compagnia. La splendida Melancolia di Dürer contiene un quadrato matematico nel quale la somma dei numeri delle linee orizzontali, verticali, oblique, i 4 numeri al centro e i 4 agli angoli danno come somma 34 e i numeri centrali dell’ultima riga danno 1514, anno in cui è stata creata l’opera.

 

Gli esempi possono continuare con Piranesi, Kandinskij e Mondrian, con il “concreto” Max Bill e il futurista Balla, con artisti del ‘900 quali Robert Indiana, Jasper Johns, Ugo Nespolo, Scanavino, Alighiero Boetti e tanti altri. La differenza sta nel fatto che gli artisti nelle diverse stagioni si sono confrontati con la scienza e con l’immaginario utilizzando anche

i numeri; Paolo Grassi solo i numeri.

 

Che diventano nature morte e vive, paesaggi, strutture, figure, situazioni; pennellate di una tavolozza che sfugge alla logica dei pigmenti per assumere quella di convenzioni numeriche che attraversano tutte le civiltà.

 

Con i numeri si interroga sulle possibilità di nuove rappresentazioni oltre a quelle cui siamo abituati e indaga come i nuovi codici espressivi si possano trasformare in pittura e scultura nel contempo astratta e figurativa, dove la forma viene assimilata nel segno.

 

Prosegue poi questa operazione nello spazio e sul territorio utilizzando i numeri attraverso un’ordinata, progressiva serialità, è giunto a diverse migliaia, costruendo una rete numerica che appare e scompare, si raccorda e si prolunga. In questo modo porta avanti un’operazione minimalista indagando la natura di ogni numero ed edifica una struttura numerica in continuo sviluppo.

 

E mentre ci coinvolge nel gioco dei numeri, Paolo Grassi ci chiama a temi seri come l’incontro tra arte e scienza lungo le tappe di una sotterranea indagine sul territorio e sulla storia. In modo avvincente, poetico, ricco di fascino e di bellezza.